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Metodo steineriano e Montessori a confronto

Tempo di lettura: 3 minuti

Il metodo steineriano differisce da quello montessoriano ma presenta dei punti in comune. Infatti entrambi sono caratterizzati dalla libertà di apprendimento che segue lo sviluppo degli allievi. L’ambiente si rivela determinante per la crescita dell’individuo e tutto è finalizzato a raggiungere l’autonomia. Intesa non solo come capacità di acquisire abilità ma anche ad affrontare il cammino della vita.

Metodo steineriano e montessoriano

A differenza del metodo steineriano le attività montessoriane guardano all’affinamento dei 5 sensi. Sviluppando l’autonomia il bambino impara a correggersi imparando dai propri errori. La didattica steineriana, invece, mira all’integrazione delle componenti fisiche e spirituali del bambino, e non considera fondamentali ed obbligatori concetti e nozioni. In entrambi i metodi infatti si esclude l’assegnazione dei voti per quantificare i progressi scolastici. Il metodo steineriano o Waldorf ritiene che un numero non può dare la misura della maturazione di un individuo in formazione.

Per Maria Montessori i bambini hanno una naturale predisposizione all’apprendimento. Il compito dell’adulto sarà solo quello di creare un ambiente sicuro e adatto a sviluppare le abilità. “Aiutami a fare da solo” è la frase emblematica del percorso montessoriano. Questo significa che ogni bambino deve essere messo nelle condizioni di apprendere in autonomia. E di imparare attraverso le esperienze sensoriali.

Il metodo educativo steineriano

Il metodo steineriano è legato alla dimensione fantastica e morale. Si basa su una visione antroposofica dell’esistenza. Mentre Montessori propone un percorso più scientifico, in cui il bambino è in diretto contatto con il funzionamento reale del mondo. Steiner non ha un approccio pedagogista in quanto era un filosofo. La sua teoria si fonda sui bisogni. Un uomo ha bisogno di sviluppare tre ambiti. Quello del pensiero, stabilendo nessi logici e imparando a formulare giudizi. Quello del sentimento, arrivando a una maturazione emotiva per gestire al meglio le situazioni. Infine quello della volontà, necessaria per progredire e portare a compimento le cose. Educare un individuo a questi ambiti significa costruire la solidarietà nella società. Ovvero una caratteristica fondamentale per affrontare la vita.

Nel metodo educativo steineriano si abbandona un insegnamento di tipo nozionistico. Infatti si favoriscono alcune discipline in base all’età degli studenti per preservare l’equilibrio psico-fisico. L’insegnante non è un “passa-nozioni” ma un educatore che prepara alla vita.

La didattica Waldorf

La visione antropologica di Steiner si sviluppa secondo cicli di sette anni. Il filosofo riteneva che ogni sette anni ci fosse un ricambio completo di tutte le cellule di un essere umano. Quindi ad ogni ciclo corrispondono specifiche necessità e azioni pedagogiche. Da zero a 7 anni il bambino costruisce il proprio fisico. Per questo la pedagogia non prevede lavori che stimolano il pensiero. Dai 7 ai 14 anni si sviluppano le forze vitali sia fisiche che spirituali. In questa fase la cura del legame con gli insegnanti e con le materie di studio è fondamentale. Infine dai 14 ai 21 anni si costruisce l’acquisizione della propria identità che consente di affrontare il cammino della vita.

Il metodo steineriano e l’amore per l’arte

Nella pedagogia Waldorf l’arte è uno strumento educativo fondamentale. La sensibilità artistica forgia al meglio la capacità di vivere la vita. Per questo il metodo steineriano favorisce le attività plastico figurative. Dal disegno alla pittura al modellaggio della cera e della creta, l’amore per l’arte consente di stimolare preziosi impulsi. La pittura infatti viene proposta nei primi anni con la tecnica dell’acquarello su foglio bagnato. In questo modo il colore rimane fluido senza assumere forme prestabilite. Inizialmente i colori vengono vissuti nelle loro qualità particolari e confrontati. Si sperimentano accordi e contrasti di colore. Poi si sviluppano capacità tecniche di mescolare i colori primari e secondari. Così da creare sfumature che richiamano forme e paesaggi.

Invece il disegno accompagna il bambino durante tutto il percorso scolastico. I disegni sono un valido arricchimento per l’insegnamento e facilitano l’interiorizzazione dei contenuti. I bambini raggiungono le forme non attraverso un contorno da riempire ma con l’uso di superfici colorate e piene. Man mano che il percorso evolutivo cresce, si affinano comprensione e cura per l’estetica.

Infine con il modellaggio prima della cera e poi della creta, si sperimenta la tridimensionalità. Qui i bambini realizzano forme che non sono assemblaggio di parti, ma un tutt’uno. La trasformazione è il frutto delle loro abilità manuali. Dalla classe prima alla terza i bambini modellano la cera e creano forme semplici. Dalla quarta classe invece si passa al modellaggio della creta. Si plasmano figure più complesse come gli animali, personaggi o elementi dell’architettura.

In questo caso si apprendono le nozioni di concavo e convesso. I lavori sono collegati allo studio delle opere d’arte più significative, ai contenuti della storia e della letteratura. A partire dalla sesta classe inizia l’insegnamento della storia dell’arte. Accompagna trasversalmente la Storia e la Letteratura nel loro sviluppo temporale ed è un riferimento pedagogico costante.

Le critiche al metodo steineriano

Le principali critiche che vengono mosse al metodo steineriano riguardano il processo di formazione. Infatti è stato definito un metodo pedagogico poco efficace perché basato solo sull’antroposofia. Qui è assai ridotto o quasi assente l’uso delle tecnologie. E per molti genitori questo è aspetto negativo perché non consente al bambino di adeguarsi all’evoluzione della società.

Altra questione è legata alla critica sulla tempistica dell’insegnamento. Insegnare tardi ai bambini la lettura e la scrittura crea un divario rispetto ai bambini che frequentano scuole tradizionali. Infatti in questi contesti si incentiva al contrario uno sviluppo precoce del bambino.

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